Si chiude lo Spring Fest Caming, la parola chiave è: partecipazione

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Si chiude lo Spring Fest Caming, la
parola chiave è: partecipazione

Intervista alla Presidente dell’Associazione Universitaria Caming: maggiore integrazione tra Università e Comune di Potenza potrebbe dare uno slancio alla fruizione della cultura e dell’arte

di Laura Tolve

Spring Fest Caming
Spring Fest Caming

POTENZA - Si è appena concluso all’Università degli Studi della Basilicata lo Spring Fest, un evento organizzato dall’Associazione Studentesca CAMING e svoltosi nei giorni tra l’8 e l’11 giugno nel Campus di Macchia Romana. A partire dal taglio del nastro a terminare con il concerto dei White Queen - la tribute band europea dei Queen- i quattro giorni dedicati alla ricerca, alla cultura, all’arte, alla musica, allo sport e alla salvaguardia dell’ambiente, hanno dimostrato che collaborazione e partecipazione sono la chiave per aprire la porta del miglioramento dell’Università. E proprio di partecipazione ci parla la Presidente dell’Associazione CAMING, Serena CIMINO:

Come nasce lo Spring Fest?

Lo Spring è nato chiacchierando. Io adoro la natura, l’arte e parlando con un mio collega ed amico dell’associazione mi son detta «perché non mettere insieme tutto questo»? 

Abbiamo visto in queste quattro giornate che levento è stata una commistione di arte, sport, ricerca e tanto altro. Ma a tuo avviso manca qualcosa allUniversità della Basilicata?

In realtà all’Unibas non manca nulla, anche a livello di didattica. Io darei per metà colpa alla Città di Potenza e alla mancata integrazione tra Università e Comune: se le due Istituzioni fossero più integrate, probabilmente i potentini potrebbero utilizzare l’Unibas come un canale di informazione, di fruizione della cultura e dell’arte. Perché gli artisti potentini espongono in attività commerciali e locali, piuttosto che utilizzare il Polo Universitario per questo scopo? Ci sono studenti, ma anche docenti e tecnici amministrativi che sono artisti e musicisti.

Sappiamo che eventi di questo genere non si organizzano da soli. Qual è la tua idea sul concetto di collaborazione e associazionismo allinterno del contesto universitario?

Sarei falsa a dire che l’idea è stata di tutti perché è nata da me, ma senza un gruppo io non avrei fatto nulla. L’associazionismo è fondamentale, ma prima bisognerebbe insegnare le persone a fare associazione, a entrare nell’ottica della condivisione. Quest’anno ho trovato un gruppo davvero interessato e partecipe: addirittura due ragazzi, uno di agraria e l’altro di chimica, hanno deciso di recuperare due aiuole, che poi son diventate tre, quattro… e hanno fatto un orto cittadino di cui purtroppo si è parlato poco allo Spring perché molti studenti tendono a sottovalutare queste iniziative.

In quali aree hai riscontrato più linteresse degli studenti?

Nell’area dello sport ho notato che la maggior parte dei partecipanti erano esterni all’università, eccetto coloro i quali fanno parte del CUS. Durante l’osservazione astronomica c’erano docenti, tecnici amministrativi e molti studenti e dunque il pubblico era abbastanza eterogeneo. I concerti erano pienissimi, soprattutto quello dei White Queen. Abbiamo organizzato un convegno su come la matematica ha influenzato l’arte nei secoli, ma per il cattivo tempo ha riscontrato pochissima partecipazione. Ho intenzione di riproporlo, però, perché io lo trovo interessantissimo. Infine le presentazioni dei libri hanno riscontrato tantissimo successo, tranne una per problematiche logistiche.

I quattro giorni sono terminati: quali sono le tue considerazioni? Siete soddisfatti dei risultati?

Il clima non ci ha aiutati per niente, ma sicuramente non ha ostacolato chi voleva essere presente. Noi non ci aspettavamo questo successo, e trovare il campus pieno dopo l’osservazione astronomica del martedì è stata una grande soddisfazione.

Sabato 13 giugno 2015

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