museo musma
Dal 1°dicembre 2015 al 6 marzo 2016, una selezione dei disegni in cui il celebre registra illustra e racconta il suo universo onirico
La cultura è come una Matrioska, una grande madre fatta in maniera tale da racchiudere in sè i figli più piccoli, che si incastrano uno dentro l’altro, si generano uno dall'altro. Il 1°dicembre 2015 alle ore 15, in occasione della giornata di studi dedicata dal Conservatorio «E. R. Duni» di Matera a Nino Rota, nell’ambito delle celebrazioni per il cinquantenario della fondazione dell’istituzione musicale, si inaugura al MUSMA «Federico Fellini – appunti fantastici. Disegni dal Libro dei sogni», una mostra dedicata al grande maestro del cinema italiano e internazionale, per i cui film il «fraterno amico musicista Nino Rota», compose quasi tutte le colonne sonore. La mostra ha come partner l’Apulia Film Commission ed è patrocinata dal Comune di Matera e dalla Lucana Film Commission.
Fondamentale è per un museo, in particolare di arte contemporanea, soprattutto nel contesto della nomina di Matera a Capitale Europea della Cultura per il 2019, integrarsi negli eventi culturali della città, collaborando, nella propria area di competenza, con le altre istituzioni. La mostra trae, infatti, spunto da una giornata dedicata all’approfondimento della figura e dell’opera di Nino Rota, un compositore chiave per la storia della musica da film, per addentrarsi nel mondo di un altro gigante del panorama artistico del '900 italiano, Federico Fellini.
Dal 1°dicembre 2015 al 6 marzo 2016 nelle Sale della Caccia di Palazzo Pomarici sarà esposta una selezione dei circa 400 disegni tratti da «Libro dei sogni» di Fellini, un volume che raccoglie due libri di diverso formato, composti dal regista in 22 anni, il primo dal 30 novembre 1960 al 2 agosto 1968, il secondo dal febbraio 1973 al 1982. Un diario dei sogni dell’artista, il «lavoro notturno» che Fellini appunta ogni mattina avvalendosi di disegni e didascalie, su suggerimento dello psicanalista junghiano Ernest Bernhard presso il quale è in analisi dal 1960 al 1965 e nel cui metodo ritrova affinità con il suo sentire artistico. «Ciò che ammiro sconfinatamente in Jung è l’aver saputo trovare un punto di incontro tra scienza e magia, tra razionalità e fantasia».
I sogni e i disegni sono un punto di partenza imprescindibile per chi voglia esplorare il mondo di Federico Fellini. «Ho sempre scarabocchiato, fin da bambino – racconta - su qualsiasi pezzo di carta mi capitava davanti, è un riflesso condizionato, di gesto automatico, una mania che mi porto dietro da sempre e con un pò di imbarazzo confesso che c’è stato un momento nel quale ho pensato che la mia vita sarebbe stata quella del pittore».
Inizia giovanissimo, Fellini, a disegnare, da adolescente apre a Rimini, con l’amico Demos Bonini, la bottega Febo, dove i due realizzano caricature e ritratti. Dopo il trasferimento a Roma, nel gennaio 1939, entra come scrittore di vignette nella redazione del prestigioso settimanale satirico «Marc’ Aurelio». Nella capitale, che diventerà sua città d’adozione, apre, con alcuni amici, «Funny Face Shop: Profiles, Portraits, Caricatures», una «bottega della caricatura». «Facevamo caricature, ritratti, disegni ai soldati americani appena sbarcati a Roma e che affluivano incessantemente nella bottegona diventata una specie di porto di mare».
Il libro dei sogni è un viaggio nella travolgente e instancabile fantasia del regista de «La Dolce vita», un’immersione nell’atmosfera fantasmagorica della sua immaginazione, ci si muove tra voli e visioni, a spasso tra l’immancabile circo «con i suoi stracci colorati, la sua musica minacciosa e spaccacuore» e i fotogrammi di film passati e progettati.
I protagonisti dei sogni, tanto i personaggi famosi quanto i meno noti, sono trasformati dalla caleidoscopica mente del sognatore, deformati, sorpresi in atteggiamenti inusuali, incontrati in luoghi inventati. Si resta divertiti e meravigliati dagli schizzi del variegato universo femminile, in cui spicca l’adorata ed eterea moglie Giulietta, fragile e sfuggente, eppure faro guida della vita di Federico. E poi la famiglia e i luoghi, la sua grande e irrinunciabile Roma e l’amata/odiata terra natale, Rimini «un pastrocchio confuso, pauroso, tenero, con questo grande respiro, questo vuoto aperto del mare».
Il superbo tratto di questi disegni riesce a catapultare chi li guarda nell’universo magico e trasfigurato dell’inconscio, a far sentire l’ovattato silenzio delle parole dei protagonisti, lo sferragliamento dei treni, il ruggito del mare, i profumi del circo.
Alcuni disegni possiedono una sublime eleganza di alto valore artistico, altri sono evidentemente influenzati dal passato di caricaturista del regista, tutti trovano il loro spazio ideale in un museo di arte contemporanea. L’indecifrabile evidenza del significato dei sogni, infatti, ben si abbraccia alle spesso enigmatiche opere di arte contemporanea. Come scrive Tullio Kezich nell’introduzione al «Libro dei sogni», edito da Rizzoli nel 2007, «I sogni sono come le opere d’arte, le opere d’arte sono come i sogni: soffrono di ogni interpretazione univoca».
I sogni in mostra nascono dalla fantasia e, magicamente, ne generano di nuova, si esce da questo viaggio nell’universo onirico di Federico Fellini con uno sguardo nuovo sul mondo, più puro, incantato, lievemente surreale, in una parola, uno sguardo felliniano.
Sabato 28 novembre 2015