no al deposito scorie nucleari

Deposito scorie: i «Comitati territoriali

di Puglia e Basilicata» uniti per il No

Delegazioni provenienti da diverse parti della Puglia e della Basilicata hanno partecipato sabato pomeriggio ad Altamura (Bari) ad un'assemblea per dire No al Nucleare, No alle Servitù Militari, No alle Scorie. Ecco il documento approvato

Un momento dell'incontro
Un momento dell'incontro

No al Nucleare No alle Servitù Militari No alle Scorie Documento approvato dall'Assemblea dei COMITATI TERRITORIALI DI PUGLIA E DI BASILICATA (Masseria Martucci-Altamura 27 giugno 2015)   Bisogna sapere che:   l’Italia non è un paese denuclearizzato. Nel 1987 il referendum non proibì la costruzione di nuove centrali sul nostro territorio: rese solo più complicato il loro insediamento e anche se tra il 1990 e il 1991 le 4 centrali atomiche furono spente, e fu ordinato ad ENEL di disattivarle, quell’iter non si è ancora concluso, lasciando vigenti su quei siti le prescrizioni nucleari degli anni ’70 e ciò nonostante la schiacciante vittoria degli italiani conseguita con il Referendum del 2011 con l'abrogazione delle norme che prevedevano la costruzione di centrali nucleari, oltre che una revisione della strategia energetica del Paese    Non c’è alcuno smantellamento in atto, ma solo la tenuta in sicurezza di 4 vetuste centrali atomiche e 5 obsoleti laboratori di ricerca nucleari. Impianti costruiti a pochi metri dalle rive dei fiumi dove sono stoccate, in pessime condizioni di sicurezza, 28.000 metri cubi di scorie radioattive e più di 1.000 tonnellate di combustibile nucleare. Il quantitativo totale dei rifiuti radioattivi italiani, è stimato attualmente, in forma condizionata, in circa 120-150.000 m3. Quella inutile avventura è costata finora alle finanze pubbliche ben 25,5 miliardi di Euro.   Nel 1999 il governo Prodi creò la SOGIN (Società gestione Impianti Nucleari) per smontare quelle centrali, anche se in realtà tale Società Pubblica nasce per eliminare il «ramo secco» del nucleare, che costava all’ENEL centinaia di miliardi l’anno. E anche se l’idea corrente era quella di chiuderle a fine vita e aspettare almeno 100 anni, la SOGIN lo avrebbe fatto in 20 anni! Lo chiamarono «smantellamento accelerato» e così l’Italia, un paese che aveva abbandonato l’atomo 20 anni prima, sarebbe stato il primo paese al mondo a praticarlo!   Una missione impossibile, costata finora 1.200 milioni di Euro, interamente versati nelle casse della SOGIN dalle famiglie italiane grazie ad una tassa che grava sulla loro bolletta elettrica, alla voce (fraudolenta e ingannatrice) «A2 oneri di sistema».   L’unica verità è che in Italia esiste una lobby nucleare. Un «potere forte» che ha un solo scopo: la realizzazione - ieri come oggi - di cattedrali nel deserto, come il Deposito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie, per garantire anni di commesse milionarie agli industriali e laute prebende ai partiti politici.   Regioni come la Sardegna, la Puglia e la Basilicata, pur non avendo mai posseduto centrali, sono tra i più probabili candidati ad ospitare il sito unico di stoccaggio di rifiuti nucleari altamente radioattivi, la cui pericolosità si abbatte nei secoli o nei millenni. Le operazioni di smantellamento delle centrali ormai ferme, dei siti inquinati di Saluggia in Piemonte e di Trisaia in Basilicata, le opere di costruzione del «deposito nazionale dei rifiuti radioattivi» rappresentano una grossissima impresa finanziaria.   Allo stato delle cose, si ipotizza, per il deposito di scorie di I e II categoria, una spesa di un miliardo e mezzo di euro che, sapendo come vanno le cose in Italia, lieviteranno all’infinito. E allora perché non costruirlo presso una delle centrali dismesse (sito già valutato sicuro geologicamente e idoneo tanto che vi costruirono una centrale), ispezionabile e con procedure trasparenti? I costi dovrebbero essere sostenuti da tutti coloro che hanno partecipato a progettare, costruire, sfruttare questa follia nucleare e non scaricando allegramente la loro incapacità e superficialità sui cittadini che pagano la bolletta elettrica.   Cosa si può fare?   Nel 2003 il tentativo di collocare le scorie sulla Murgia o in Basilicata, nel territorio agricolo di Scanzano Ionico, fallì per la mobilitazione massiccia dei cittadini che, autonomamente dai partiti, si costituirono in Comitati di lotta, organizzarono Marce, occuparono strade accampandosi giorno e notte fino alla vittoria.   Oggi dobbiamo fare lo stesso, senza farci incantare dal miliardo e mezzo di investimenti, facendo anche valere i danni economici, ambientali e sulla salute umana, derivanti dall’imposizione di servitù militari su tanta parte dei territori che fanno della Sardegna e della Puglia le regione più penalizzate d’Italia. Ancora oggi, nel Parco nazionale dell'Alta Murgia che «ospitò» 30 missili nucleari nel 1959-62, si consentono in grande stile le esercitazioni a fuoco nei cinque poligoni militari presenti    Le nuove bombe nucleari (in Italia ve ne sono 90!) e le connesse centrali sono la continuazione della guerra, la sua intensificazione. Il nucleare è una tecnologia di morte e, come la guerra, va bandito dalla Puglia, dall’Italia, dal mondo.   Il disarmo nucleare e il rifiuto del nucleare «civile» diventano questioni vitali per il futuro di noi tutti. I cittadini pugliesi e della Murgia sanno che la difesa del territorio e della salute è nelle loro mani, che la posta in gioco è troppo alta  Vincemmo negli anni ottanta contro chi voleva imporre le centrali nucleari; vincemmo ancora nel 2003 e nel 2005 con le grandi Marce Gravina-Altamura per scongiurare il pericolo nucleare, le discariche illegali di rifiuti tossici e per istituire il parco nazionale. Si può ben vincere oggi contro chi vuole destinare alla Puglia, alla Basilicata o alla Sardegna gli avanzi velenosi di quella inutile e sbagliata avventura.   Il nostro appello intende ricongiungersi alle tante iniziative di lotta di ieri e di oggi, e mira a saldare il patrimonio di esperienze maturate all’interno di un movimento ricco e variegato: dal rifiuto delle guerre e delle basi militari presenti sui territori a quelle dei siti di stoccaggio nucleare, alla difesa delle coste adriatiche e ioniche dall’assalto delle trivellazioni petrolifere consentite dal DECRETO-LEGGE 12 settembre 2014, n. 133 che espropria di fatto ogni forma di decisione democratica degli Enti locali e delle popolazioni.   Per questo i Comitati territoriali della Puglia e della Basilicata saranno ancora in prima linea e invitano tutti, Enti locali, associazioni, sindacati e cittadini alla mobilitazione, ad esprimere il loro netto dissenso contro la scellerata ipotesi di trasformare i nostri territori nella più pericolosa pattumiera d'Italia. Mobilitiamoci tutti, per difendere la salute e l'ambiente e tutelare la nostra economia agro-alimentare e turistica. Per noi tutti e per le generazione future.   COMITATI TERRITORIALI DI PUGLIA E DI BASILICATA

Mercoledì 1 luglio 2015