sblocca italia

Il Consiglio Regionale ha deciso

di impugnare il decreto del Mise

Sul provvedimento attuativo dell’art. 38 della legge «Sblocca Italia» sarà proposto il ricorso al Tar del Lazio e, contestualmente, sarà promosso il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale

Consiglio regionale della Basilicata
Consiglio regionale della Basilicata

 Il Consiglio regionale ha approvato oggi a maggioranza (con 12 voti favorevoli di Cd, Pd, Pp, Udc, Psi, Gm, 2 voti contrari del M5s e 3 astenuti del Pdl-Fi e di Lb-Fdi) una mozione che impegna il presidente della Giunta regionale «ad impugnare dinanzi al Tar Lazio il decreto del ministero dello Sviluppo economico del 25 marzo 2015 sull’attuazione all'art. 38 della legge Sblocca Italia e, in ragione della lesività delle prerogative costituzionali riservate alle Regioni, che trovano espressione in sede di Conferenza Unificata, a promuovere contestualmente conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, il tutto entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del Decreto sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta lo scorso 6 maggio».

La mozione, proposta dai consiglieri Mollica (Udc), Cifarelli (Pd), Romaniello (Gm) e Bradascio (Pp), modifica un analogo documento che nella precedente seduta era stato proposto dai consiglieri Mollica (Udc) e Romaniello (Gm). «Il decreto - viene sottolineato nella mozione – reca una disciplina transitoria delle attività di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi, nonché una disciplina delle medesime attività da esercitare sulla base del nuovo titolo concessorio unico, destinato a sostituire i vecchi titoli minerari». In particolare, il decreto «solleva dubbi di legittimità rispetto all’immediata applicabilità delle nuove norme dello Sblocca Italia al titolo concessorio unico e al ruolo della Regione nel procedimento finalizzato al rilascio del titolo».

«Lo Sblocca Italia ha voluto far riferimento a due distinte fasi del procedimento – si legge ancora nel documento approvato dal Consiglio regionale - chiamando la Regione ad esprimersi con l’intesa prima che il procedimento sia concluso». Di conseguenza «è contra legem quanto previsto dal disciplinare tipo che, all’art. 3, comma 2, dispone che il procedimento unico per il conferimento del titolo concessorio unico è svolto nel termine di 180 giorni, tramite apposita conferenza di servizi, nel cui ambito è svolta la valutazione ambientale preliminare del programma lavori complessivo espressa, entro 60 giorni, con parere della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto ambientale Via/Vas del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio, del Mare e il rilascio dell’intesa (della Regione)».

«D'altra parte – si legge ancora nella mozione -, lo stesso disciplinare tipo richiama a tal fine l’accordo sulle modalità procedimentali da adottare per l’intesa tra lo Stato e le Regioni, stretto in Conferenza Stato Regioni il 24 Aprile 2001, il quale prevede che l’intesa venga richiesta alla Regione sin dall’avvio del procedimento e che, in caso di mancato rilascio da parte dell’Ufficio dell’Amministrazione regionale competente, l’Amministrazione centrale proceda alla convocazione di una conferenza di servizi. Soluzione che ha trovato finora riscontro anche nella prassi e conferma che l’intesa regionale ha natura politica e non tecnica; ed è l’organo politico della Regione che deve esprimersi a conclusione del procedimento e non già il dirigente competente per materia, prendendo parte ad una conferenza di servizi alla stregua di qualsiasi amministrazione pubblica chiamata a rilasciare un qualsivoglia parere o nulla-osta».

Nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della mozione sono intervenuti i consiglieri Cifarelli e Santarsiero (Pd), Mollica (Udc), Leggieri (M5s), Romaniello (Gm), Napoli (Pdl-Fi), Rosa (Lb-Fdi) ed il presidente della Regione Pittella.

La richiesta di impugnativa del decreto Mise era al centro anche di un’altra mozione, presentata dal consigliere Leggieri (M5s), che è stata respinta a maggioranza (con 2 voti favorevoli delM5s, 12 voti contrari di Cd, Pd, Pp, Udc, Psi, Gm, e 3 astenuti del Pdl-Fi e di Lb-Fdi). «Come ampiamente anticipato nei mesi passati – si legge nel documento – il decreto ministeriale in questione è l’ultimo tassello del piano architettato dal Governo per arrivare ad un accentramento delle decisioni in ordine alle estrazioni petrolifere. Le comunità locali e le istituzioni territoriali sono state di fatto spogliate di ogni potere e di ogni possibilità di intervento. Le promesse e le rassicurazioni che il presidente Pittella ha fatto più volte in questa sede e in vari pubblici interventi si sono dimostrate prive di fondamento, avendo il Governo portato avanti la propria politica in materia energetica senza alcun riconoscimento reale del ruolo delle Regioni». A parere di Leggieri «il decreto ministeriale del 25 marzo 2015 contiene diversi profili di illegittimità, soprattutto con riguardo al ruolo marginale che viene riconosciuto alle Regioni nei processi decisori».

Mercoledì 1 luglio 2015