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«La trattativa»: Report lava i

panni sporchi dell'Eni in pubblico

Baldazzi, responsabile della comunicazione Eni, twittando, a trasmissione in corso, chiede se stiano dando una fiction su raitrè. Forse non si è ancora accorto di lavorare per un'azienda che nel simbolo ha un cane a sei zampe

di a cura di Ferdinando Moliterni

Report
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Domenica sera, 13 dicembre, la trasmissione Report di RaiTre si è occupata di alcune attività riguardanti Eni. La puntata, intitolata La trattativa, si apre con una citazione del fu Premier d'Israele Golda Meir: Mosè ci ha portato per 40 anni in giro per il deserto, per condurci nell'unico posto del Medio Oriente che non ha il petrolio. 

Report ha cercato di ricostruire il percorso di quella che si sospetta essere una delle più grosse tangenti mai pagate al mondo. Si tratta di circa un miliardo di dollari che l’Eni avrebbe sborsato per l'acquisto della licenza per sondare i fondali marini del blocco petrolifero denominato Opl245 in Nigeria. Il sospetto che sia stata pagata una tangente emerge per puro caso durante un processo civile presso l'Alta Corte di giustizia inglese dove nel 2012 si celebra una disputa tra due società, la Malabu oil, dell'ex ministro del petrolio della Nigeria Dan Etete, e una società delle British Virgin Islands, la Energy Venture Partners, del mediatore nigeriano, Emeka Obi. È il mediatore Obi che chiede all’ex ministro Etete il riconoscimento ufficiale del suo ruolo nella compravendita della Opl245. A scoprire tutte le tre organizzazioni, le inglesi Global Witness e Corner House e l'italiana Re: common che denunciano tutto alla Procura di Milano che nel 2013 apre un'inchiesta sull'acquisto dell'Opl245. Tra le carte del processo inglese spunta anche il nome di Luigi Bisignani che, intercettato in quel periodo dalla procura di Napoli per la P4, parla con i massimi vertici dell'Eni dando indicazioni per concludere l'affare. Bisignani, intervistato da Report, ammette di aver avuto un ruolo di attivatore dell’affare, e ammette anche di aver avuto contatti con i massimi vertici dell’ Eni, vecchi e nuovi. È stata l'Eni, guidata da Paolo Scaroni, che nel 2011 ha comprato per oltre un miliardo di dollari la licenza per il blocco petrolifero nigeriano. Eni da parte sua afferma di aver svolto la trattativa e concluso l’accordo senza i mediatori. Ma Report nel corso della sua inchiesta ha raccolto testimonianze che suscitano interrogativi su questa versione. Inoltre buona parte dei soldi pagati da Eni, ben 800 milioni, non sarebbero andati al governo, ma nelle tasche di società private nigeriane riconducibili al misterioso, Aliyu Abubakar, definito nel suo paese l’uomo ombra. Anche se l’ambasciata nigeriana ha inspiegabilmente negato il visto ai giornalisti, Report è riuscito a documentare a Lagos le sedi delle società a cui Eni ha versato gran parte degli 800 milioni, svelando che quasi tutti gli indirizzi sono falsi.

Curiosità: Mentre nell'arco dell'intera puntata di Report vengono sollevati dubbi inquietanti sull'operato, oltrefrontiera, dell'Eni, all'indomani i giornali italiani, nessuno escluso, anche quelli considerati più autorevoli, dibattono sulla strategica, così la definiscono, e stupefacente mossa di Baldazzi di rispondere tramite twitter a trasmissione in corso. Tralasciando che la questione è di poco conto, così come lo sono le slides di risposta che l'Eni pubblica sul sito aziendale, vaghe e senza riferimenti, è lecito ricordare le parole che Julian Assange rilasciò nel febbraio del 2011 ad agoravox. L'intervistatore è Francesco Piccini.

Perché non hai mai dato i cables a giornali italiani?
L'abbiamo fatto. Li abbiamo dati a un grande giornale, ma hanno deciso di non pubblicarli e di lavorarci su attraverso degli articoli.
 
A quale giornale li hai dati?
Erano due. I due più grandi (non ci rivela i nomi, ndr). In precedenza avevamo anche lavorato con uno dei due, ma alla fine non ne hanno fatto nulla.

 

...

Cos’altro emerge sul nostro paese?
Tra i cables ce ne sono molti che parlano della corruzione in Italia, delle grandi compagnie. Ne sono in arrivo molti sul vostro Paese. Soprattutto sull'Eni che è il grimaldello che l'Italia usa per entrare in vari paesi del mondo. Come per esempio in Kyrgyzstan dove c'è un forte legame basato sulla corruzione tra l'Eni e i politici locali. L'Eni è la vera grande azienda corrotta italiana.
 
Perché queste storie non escono sui nostri giornali?
Il vero problema è che in Italia i grandi giornali non parlano delle storie di corruzione, soprattutto se riguardano le grandi compagnie. Nei cables sono uscite e usciranno molte cose che non useranno. Anche di interazioni delle grandi compagnie pubbliche, come l'Eni, con alcuni paesi stranieri. I giornali italiani si occupano di persone che sono già in carcere o sotto processo, ma non si occuperebbero mai di persone che non sono mai state indagate, anche se citate nei cables.
 

 

------------------------------------------- LA PUNTATA-------------------------------------------------------------

La Trattativa Di Luca Chianca

MILENA GABANELLI IN STUDIO: Per cominciare invece una storia che parte da una denuncia di Re: Common e Global Witness di Londra, una grandissima organizzazione che si occupa di corruzione internazionale. L’oggetto: la licenza per andare a vedere se c’è petrolio sotto quest’area di mare al largo delle coste nigeriane che si chiama Opl 245. Protagonisti: i vertici di Eni, di ieri e di oggi, che comprano, e l’ex ministro del petrolio nigeriano Etete, con la sua società Malabu, che vende. E in mezzo i mediatori: il nostro Bisignani, il finanziere Di Nardo, di cui non abbiamo foto, e invece Obi, che è un altro faccendiere nigeriano. Il prezzo pagato da Eni: 1 miliardo e 92 milioni di dollari. Da qui poi ognuno sembra pretendere la sua parte. Ora, va bene che siamo in Nigeria, ma un privato può vendere l’uso di un pezzo di mare? È come se il nostro ex ministro dell’ambiente si aggiudicasse, si assegnasse la Basilicata e poi i petrolieri che vanno a perforare pagano a lui. Però Eni dice: Ma stiamo scherzando? Io ho trattato solo con il governo, io ho pagato al governo e non ho mai avuto bisogno di intermediari. Intanto però, 200 milioni sono stati bloccati dalla procura di Milano su un conto svizzero e a Londra. Luca Chianca ricostruisce la storia.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO: La storia che stiamo per raccontare esce da qui. Dal palazzo dell'Alta Corte di Giustizia nel cuore della City, a Londra. Ed è la storia di quella che si sospetta essere una delle più grosse tangenti mai pagate al mondo: circa un miliardo di dollari. Nel 2012 si celebra il processo per dirimere una disputa tra due società straniere, la Malabu Oil del ex ministro del petrolio della Nigeria Dan Etete, e una società delle British Virgin Islands, la Energy Venture Partners, di un uomo d'affari nigeriano, Emeka Obi. Questa vicenda ci interessa perché porta dritto nel palazzo della nostra Eni, da cui sono usciti i soldi, ma non si sa in quali tasche siano finiti.

BARNABY PACE - GLOBAL WITNESS Il mediatore nigeriano Obi ha fatto causa alla Malabu di Dan Etete perché sosteneva di dover avere 200 milioni di dollari, per la sua mediazione nella trattativa per la vendita della licenza del blocco petrolifero Opl 245. Per il suo lavoro la Corte gli riconosce la cifra stratosferica di 110 milioni di dollari.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO A comprare è l'Eni, all'epoca guidata da Paolo Scaroni, che nel 2011 paga oltre 1 miliardo di dollari la licenza per esplorare i fondali al largo dalle coste nigeriane. Quello che nessuno poteva immaginare è che durante il procedimento inglese vengono ricostruiti tutti i particolari della trattativa, e spunta anche il nome di Luigi Bisignani.

SIMON TAYLOR - DIRETTORE GLOBAL WITNESS La mia prima reazione è stata: chi è Bisignani? , ho chiesto in giro, ho chiesto a un ex pm italiano a Roma che mi ha risposto Bisignani? Sarebbe grave!

LUCA CHIANCA Lei che ruolo aveva?

LUIGI BISIGNANI Beh io avevo un ruolo iniziale perché avevo chiesto al dottor Scaroni che conoscevo da tanti anni, se era interessato a contattare una società, una banca d'affari nigeriana che poteva aiutare l’Eni in un contenzioso importante che avevano per un pozzo petrolifero.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Il blocco petrolifero in questione si chiama Opl245 e la storia è intricata: nelle carte del processo inglese c’è l’ex ministro del Petrolio nigeriano che dichiara che i 200milioni di dollari, voluti dall’intermediario Obi, sono il frutto di una possibile corruzione che vede coinvolti Scaroni, Descalzi, e due manager Eni operativi in Nigeria, Roberto Casula e Vincenzo Armanna. 200 milioni di dollari sarebbero gli extra che i manager italiani avrebbero dovuto intascare. Il nome di Bisignani che parla di petrolio nigeriano salta fuori mentre è intercettato dalla procura di Napoli per un'altra vicenda: la P4 per la quale patteggerà una pena di un anno e sette mesi.

ANTONIO TRICARICO – RE: COMMON Era chiaro che in queste conversazioni Luigi Bisignani parla ripetutamente ovviamente con Gianluca di Nardo, ma anche con manager dell'Eni e da queste conversazioni si può chiaramente dedurre che gli intermediari lavoravano.

INTERCETTAZIONE TELEFONICA DEL 09.10.10 ALLE ORE 14.23

GIANLUCA DI NARDO Volevo darti un messaggio però, importante, per... quello pelato...

LUIGI BISIGNANI Sì.

GIANLUCA DI NARDO Il ciccione è a Parigi che sta... come un forsennato, però con i francesi.

LUIGI BISIGNANI Con i francesi?

GIANLUCA DI NARDO Sì, sì, i francesi ce la stanno mettendo nel culo, dobbiamo stare veramente attentissimi... Bisogna stare veramente attenti, no, perché abbiamo perso un anno di lavoro, cioè questo daglielo come messaggio.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Di Nardo teme la concorrenza dei francesi di Total e chiede un intervento di Bisignani sull'attuale amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, che sarebbe il pelato di cui parlano al telefono, mentre quello che chiamano il ciccione, sarebbe Dan Etete.

CLAUDIO GATTI – GIORNALISTA IL SOLE 24 ORE Sappiamo che Bisignani mobilita Scaroni; che Scaroni lo mette in contatto con l’allora suo braccio destro, attuale amministratore delegato Claudio Descalzi e che praticamente apre le porte di questo mediatore sponsorizzato da Bisignani.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Una persona che ha seguito da vicino la trattativa ci dice che non c’era bisogno di intermediari.

MANAGER ENI Noi eravamo già stati contattati dal venditore, direttamente da Malabu, eppure abbiamo parlato per un anno con Emeka Obi.

LUCA CHIANCA Era un passaggio in più… che non serviva a niente?

CLAUDIO GATTI – GIORNALISTA IL SOLE 24 ORE Un passaggio in più imposto, voluto da Bisignani e accettato da Scaroni quindi una cosa assolutamente che non aveva motivo di esistere se non quello che Bisignani stesso dice alla procura di Napoli, quando viene deposto e cioè di lucrare su questo affare. Lui stesso dice Di Nardo avrebbe lucrato e io avrei avuto la mia parte.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Eni dunque rifiuta la trattativa diretta e il 24 febbraio 2010, firma un accordo confidenziale con Obi per trattare la vendita della concessione attraverso la Energy Venture Partners.

CLAUDIO GATTI – GIORNALISTA IL SOLE 24 ORE Una società di facciata creata alle British Virgin Islands da Obi che di fatto nascondeva gli interessi di Obi e dei suoi sponsor italiani che sono quelli che manovrano da dietro le quinte trattando direttamente con Claudio Descalzi.

LUCA CHIANCA È usuale trattare con società delle British Virgin Islands quindi di fatto anonime?

CLAUDIO GATTI – GIORNALISTA IL SOLE 24 ORE A volte, diciamo, gli intermediari possono essere lussemburghesi svizzeri e rimanere anonimi ma qui il problema di fondo è che non c'era alcun bisogno di avere un intermediario. L'Eni era stata avvicinata già dal venditore. Inserire l'intermediario era un qualcosa che non aveva senso per l’Eni se non quello di fare in modo che l'intermediario si arricchisse.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO La lettera di espressione d'interesse di Eni per l'Opl 245, viene spedita, qualche mese prima di firmare l'accordo confidenziale, all'attenzione di Emeka Obi, presso la sede però di un'altra società, la Eleda Capital Partners, al terzo piano di questo indirizzo di Londra che, a quanto pare, è riconducibile sempre a Obi.

LUCA CHIANCA Sto cercando il civico 70/71 questo è il 72?

DONNA Dovrebbe essere di là.

LUCA CHIANCA No di qua? Ma è chiuso.

DONNA Allora non lo so.

LUCA CHIANCA Conosce il nome della Venture Partners?

DONNA No, non lo conosco.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO La mediazione voluta da Bisignani ha qualche intoppo.

INTERCETTAZIONE TELEFONICA DEL 13.10.2010 ORE 10.36

GIANLUCA DI NARDO Ci hanno scavalcato completamente, vanno direttamente da lui...ci hanno inculato. LUIGI BISIGNANI Ma questo chi? Scusa.

GIANLUCA DI NARDO Eh, il numero 3, e il numero 2 ha confermato. Guarda tu devi chiamare il numero 2 e dici guarda. Non va mica bene, non si fa... non prendiamo più niente... zero, eh capisci?

LUIGI BISIGNANI Non ci posso credere.

GIANLUCA DI NARDO Ma questo sai chi è... è il numero 1... Noi siamo fottuti! Questi gli fanno l'offerta direttamente, non tramite il nostro.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO A spiegare ai magistrati chi sono i protagonisti di cui parlano al telefono è lo stesso Bisignani. Il numero uno è Paolo Scaroni, all’epoca amministratore delegato di Eni, il numero due Claudio Descalzi, mentre il numero tre è Roberto Casula, l'uomo dell'Eni in Nigeria che firma le carte con Obi. Qualcosa va storto, e Bisignani chiama direttamente Descalzi che in quel momento si trova a Londra.

INTERCETTAZIONE TELEFONICA DEL 13.10.2010 ORE 19.20

LUIGI BISIGNANI Da lì mi arriva un segnale che mi sembra abbastanza sconcertante: che gliele ha mandate direttamente a lui, non attraverso il nostro. Se è così, è come non aver fatto un cazzo.

CLAUDIO DESCALZI Perché?

LUIGI BISIGNANI Beh, perché... gliela devi dare a lui la cosa, non darla direttamente a quell'altro.

CLAUDIO DESCALZI No, la do a lui.

LUIGI BISIGNANI Appunto, perfetto, gliela dai direttamente a lui.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO A fine ottobre 2010 Eni invia la prima proposta di acquisto a Obi pari a 1 miliardo e 53 milioni di dollari, ma la Malabu di Dan Etete rifiuta l'offerta.

CLAUDIO GATTI – GIORNALISTA IL SOLE 24 ORE La trattativa salta ma perché si intromettono dei fattori esterni cioè l’ex socio di Etete cioè dell’ex ministro in Malabu interviene e dice: Anch'io ho i miei diritti. E a quel punto per l'Eni si pone un problema.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Il socio di Etete è il figlio del defunto dittatore nigeriano. Ci parla il suo avvocato via Skype.

REUBEN ATABO – AVVOCATO DI MOHAMMED SANI ABACHA Quando nel 2010 stava vendendo all'Eni ho scritto personalmente all’ambasciata italiana informando che l'operazione sarebbe stata illegale. È dopo la nostra denuncia che Dan Etete decide di trattare con il governo nigeriano con il presidente Jonathan Goodluck.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO E solo a quel punto che salta il ruolo dei mediatori. Ad aprile 2014, in audizione al senato, l'avvocato di Eni, Mantovani spiega come sarebbe avvenuta la trattativa.

3 APRILE 2014 AUDIZIONE COMMISSIONE INDUSTRIA DEL SENATO MASSIMO MANTOVANI - UFFICIO LEGALE DELL’ENI Noi non abbiamo avuto alcun tipo di rapporto contrattuale con la società Malabu. Non abbiamo utilizzato alcun tipo di intermediario, abbiamo fatto unicamente delle transazioni con lo Stato nigeriano. I pagamenti non sono andati formalmente come si dice e come era prima nella domanda, i pagamenti sono andati, e ci siamo assicurati, in un conto del Tesoro della Nigeria. Per essere sicuri che i pagamenti fossero fatti lì.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Il conto del Governo non era lì in Nigeria, ma a Londra. E quando Bisignani sembrava fuori dall'affare da un numero di telefono Eni, qualcuno lo chiama. I magistrati che lo intercettavano erano convinti fosse Scaroni.

3 APRILE 2014 AUDIZIONE COMMISSIONE INDUSTRIA DEL SENATO PAOLO SCARONI - AMMINISTRATORE DELEGATO ENI (2005–2014) A parte che telefonare con Bisignani di per sé non è un reato, io mai ho parlato con Bisignani né per telefono né in altro modo del blocco 245, quindi quella telefonata che lei ha letto non è mia.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Scaroni ai magistrati dichiara che a telefonare a Bisignani sono probabilmente Descalzi o Casula che a loro volta, attraverso Eni, smentiscono. Allora lo chiediamo direttamente a chi, quella telefonata l'ha ricevuta?

LUCA CHIANCA Chi era al telefono Descalzi o Scaroni?

LUIGI BISIGNANI Descalzi.

INTERCETTAZIONE TELEFONICA DEL 18.11.2010 ORE 17.31 CLAUDIO DESCALZI Volevo dirti che adesso mi telefonano dalla Nigeria che il Ministro è Presidente, quindi viene dal Presidente, vogliono firmare tutto entro domani...ho mandato già un messaggio… a chi tu sai… perché non lo so dall'altra parte cosa stanno facendo, se è rientrata la cosa però volevo subito avvisare.

LUIGI BISIGNANI Perfetto, così l'avverto. Ok, perfetto grazie, ciao.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Forse hanno chiamato il loro mediatore nigeriano, Obi. Ma probabilmente senza il risultato sperato visto che nel 2011, a Londra, Obi fa causa a Dan Etete, e chiede il pagamento di ben 200 milioni di dollari per il lavoro di mediazione svolto nella trattativa di un anno con Eni.

ANTONIO TRICARICO – RE: COMMON Una corte di Londra incurante se l'origine di questi soldi era corruzione o altro ha assegnato all'intermediario 110 milioni di dollari cioè ha detto: bravo Emeka Obi non te ne meriti 200, ma l'intermediazione l'hai fatta.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Che Obi abbia avuto un ruolo, lo dimostra nel corso del processo esibendo anche gli sms che gli ha inviato Descalzi.

LUCA CHIANCA Obi poi ha fatto causa, ha vinto. Il giudice del tribunale inglese gli ha riconosciuto 110 milioni di dollari. Quei soldi sono anche suoi?

LUIGI BISIGNANI Questo è quello che dicono i miei avvocati purtroppo non solo non ho visto una lira o un euro e se lei vede, visto che controllate bene i documenti, a pagina 66 della rogatoria del Pubblico Ministero di Milano c'è scritto: «è chiaro, ed è logico che Bisignani non ha mai preso neppure un euro».

LUCA CHIANCA Di Nardo però ha pagato, che era la persona che lei ha presentato a Scaroni per mettere in contattato l'Eni con Obi di fatto ha pagato le spese processuali a Obi, al processo inglese. Quindi son soldi...

LUIGI BISIGNANI Il dottor Scaroni e il dottor Descalzi credo non hanno mai visto De Nardo, che era semplicemente un socio della società appunto di Obi, la Venture Energy mi pare si chiamasse, che per altro aveva fatto grandi cose in Nigeria tra cui la privatizzazione della rete telefonica per cui non era proprio...era una banca d'affari. Le banche d'affari questo fanno.

LUCA CHIANCA Era una società offshore delle British Virgin Island, la società di Obi, eh?

LUIGI BISIGNANI Questo voi lo sapete. La realtà è che era una banca d'affari come tutte le banche d'affari se si fosse chiamata Mediobanca o Morgan Stanley probabilmente era la stessa cosa.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Dalle carte dell'accordo tra Eni e Obi si capisce che non c'è una banca d'affari, ma una società offshore. Comunque tornando ai 110 milioni di dollari che il giudice londinese ha riconosciuto per la mediazione di Obi non si possono incassare, perché li ha sequestrati la Procura di Milano su conti Svizzeri. Ma poi spuntano due società anonime che reclamano una parte di quei 110 milioni: di chi sono?

LUCA CHIANCA La cosa curiosa delle carte svizzere è che praticamente escono fuori altre due società su cui sono andati i soldi. Questa è la sentenza appunto della Corte del Tribunale svizzero e fa riferimento a due società su cui sono transitati dei soldi. La C Limited e la D Incorporated. Lei sa dirmi di chi sono queste società?

LUIGI BISIGNANI Ma non ne ho la più pallida idea, scusi.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO La sua versione dei fatti, Eni, come abbiamo già visto, la racconta in un'audizione presso la Commissione Industria del Senato nel 2014.

PAOLO SCARONI – AMMINISTRATORE DELEGATO ENI (2005–2014) Non una lira è stata data a nessuno… Noi trattiamo solo con i governi. Non un’intermediazione… Niente di niente a nessuno.

MANAGER ENI Durante la trattativa con Obi ci fu un duro scontro su quanto voleva e su quanto gli avremmo dovuto dare. Alla fine comunque gli abbiamo dato, attraverso la sua società, 500mila euro per la data room, cioè solo per ottenere l'accesso alle informazioni necessarie per l'acquisto della Opl245, anche se poi con lui non abbiamo concluso l’affare.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO L'ex ministro della giustizia nigeriana ed ex procuratore generale Mohammed Bello che nel 2010 ha concluso e firmato l'accordo tra Eni, Shell e Governo, ci racconta che al tavolo della trattativa oltre al governo e ad Eni c'era anche la Malabu di Dan Etete.

AL TELEFONO M. ADOKE BELLO - PROCURATORE GENERALE DAL 2010 AL 05/2015 Sì, Dan Etete, ex ministro della Nigeria. Sì lo confermo, lo confermo e sono anche a conoscenza che c'è stata una distrazione illegale di fondi.

LUCA CHIANCA Che ruolo aveva il governo?

AL TELEFONO M. ADOKE BELLO - PROCURATORE GENERALE DAL 2010 AL 05/2015 Il governo doveva assicurare fiducia e trasparenza.

LUCA CHIANCA Beh, trasparenza è una parola grossa in questa storia.

AL TELEFONO M. ADOKE BELLO - PROCURATORE GENERALE DAL 2010 AL 05/2015 Eh sì.

LUCA CHIANCA Ma i soldi della vendita a chi sono andati?

AL TELEFONO M. ADOKE BELLO - PROCURATORE GENERALE DAL 2010 AL 05/2015 Non possiamo parlarne al telefono. Quando venite vi daremo più dettagli perché c’è stata una collaborazione fra alcune persone qui e alcuni italiani, italiani che lavoravano col petrolio. Alcuni italiani hanno collaborato con Etete e altra gente qui per distrarre i soldi verso conti esteri. Questo è tutto quello che devi sapere. Che Etete ha collaborato con gli italiani.

MILENA GABANELLI IN STUDIO Intanto, che la trattativa c’è stata ed è andata avanti un anno, lo ha stabilito il tribunale inglese, 110 milioni sono stati bloccati dalla procura di Milano su un conto svizzero, perché si sospetta che sia la tangente italiana. Ma un’azienda come Eni non ha certamente bisogno di mediatori, tratta direttamente con i governi, cosa che ha fatto, ma soltanto quando è venuto fuori che chi vendeva non aveva titolo per farlo e a quel punto salta il banco, che però rientra dalla finestra, perché chi non aveva titolo per vendere siede poi al tavolo del governo, per fare la trattativa. Almeno stando a quel che dice chi a quel tavolo c’era, cioè il notaio, che aggiunge: C’è stata anche una distrazione di fondi, quei soldi non sono rimasti qui. Ma vi dirò di più, quando venite qua vi darò altre informazioni, mica posso parlarvi al telefono. E a questo punto, il nostro Luca Chianca, con in mano la lettera d’invito della Commissione anticorruzione nigeriana, si presenta all’ambasciata a chiedere il visto.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Roma, Ambasciata nigeriana.

LUCA CHIANCA Ieri abbiamo parlato con il Presidente della Commissione e hanno detto che vi hanno mandato l’autorizzazione per fare il visto.

UOMO No, non lo so, non è arrivato niente. È differente dire te la mando dall’averla mandata.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Il capo dell'ufficio visti ci rassicura sulla nostra pratica. UOMO Credo che entro la fine della giornata arriverà.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO E ci fa vedere la nostra richiesta. Torniamo qualche giorno dopo, certi di ritirare il visto.

LUCA CHIANCA Signore, tutto ok? UOMO No non è ok, non è ok, ancora niente. Ancora niente.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Da quel giorno è passato un mese e il visto non l'abbiamo ottenuto nei tempi necessari. L’unico dato certo è che Eni ha pagato un miliardo e 92 milioni di dollari. I soldi vengono bonificati su un conto della JP Morgan di Londra, gestito dal Governo nigeriano. Ma lì, sono rimasti ben poco tempo.

CLAUDIO GATTI – GIORNALISTA IL SOLE 24 ORE La ricostruzione che è stata fatta è che questi soldi siano stati trasferiti inizialmente su un conto in Svizzera aperto da una società pare di facciata, tale Petro Service, legata ad un signore che si chiama Gianfranco Falcioni che è il vice console onorario italiano.

LUCA CHIANCA A Port Harcourt, nel delta del Niger?

CLAUDIO GATTI – GIORNALISTA IL SOLE 24 ORE In Nigeria, sì che è il centro dell'industria petrolifera. Da lì però i soldi vengono restituiti perché la banca svizzera li respinge proprio per l'ambiguità.

AL TELEFONO GIANFRANCO FALCIONI – VICE CONSOLE ONORARIO IN NIGERIA GIANFRANCO FALCIONI – VICE CONSOLE ONORARIO IN NIGERIA Sì pronto?

LUCA CHIANCA Dott. Falcioni?

GIANFRANCO FALCIONI – VICE CONSOLE ONORARIO IN NIGERIA Sì, chi è che parla?

LUCA CHIANCA Sì, buongiorno sono un giornalista di Rai3, mi chiamo Chianca. La disturbo?

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Abbiamo riprovato inutilmente a richiamarlo, il vice Console non c’ha più risposto.

MANAGER ENI Era una cosa abbastanza stupida fare un bonifico sulla banca Svizzera italiana, un miliardo di trasferimento all'estero...

LUCA CHIANCA E perché viene fatto?

MANAGER ENI Un errore di qualcuno che era rischioso anche per l’azienda... questo per fortuna tornò indietro, se il bonifico alla Bsi fosse andato, oggi saremmo tutti dentro.

LUCA CHIANCA Perché?

MANAGER ENI Perché Paolo Scaroni era consigliere d'amministrazione di Generali che era la proprietaria di Bsi. Ma siamo scemi che questo bonifico vada alla banca Svizzera italiana.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO I soldi quindi tornano indietro e si tenta di trasferirli su un conto libanese, ma anche qui il tentativo fallisce. Alla fine circa 800milioni di dollari finiscono su due conti nigeriani intestati alla Malabu e da lì smistati su diverse società. Una ad Abuja, l'altra a Kano, nel nord del paese, e tre a Lagos. Per capire chi c’è dietro a queste società abbiamo ingaggiato un esperto collega nigeriano, Nicholas, e questo è quello che è riuscito a filmare con il suo telefonino in giro per Lagos. Questa è la sede della Imperial Union che ha preso 34 milioni di dollari.

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES Ma questa è una scuola? Non ha mai sentito parlare di Imperial Union?

VIGILANTE No.

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES Scusi signora, sto cercando la Imperial Union, dicono che sia a questo indirizzo.

DONNA Cos'è una scuola?

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES No, è una società. Non ha mai sentito quel nome prima?

DONNA No.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Alla Group Construction sono andati ben 157milioni di dollari e dovrebbe essere in questa via al civico 165. Nicholas chiede all'uomo della vigilanza.

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES Qual è l’ultimo civico di questa strada?

VIGILANTE L’ultimo numero di questa strada è il 51.

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES Non è il 165?

VIGILANTE No il 165, l’ultimo numero è il 51.

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES Ha mai sentito della A Group Construction? VIGILANTE No, non c’è nessuna compagnia, nessun ufficio, non la conosco la Group Construction.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Su questa strada invece si dovrebbe trovare la Novel Property and Development che ha preso 30milioni di dollari.

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES A questo indirizzo ho trovato un’agenzia immobiliare. LUCA CHIANCA Ma quindi sono società fasulle? Con indirizzi taroccati? Che tipo di società sono?

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES Sì, sì, molte di loro sono compagnie con indirizzi finti, nelle scorse settimane sono andato in tutti quegli indirizzi, ma non ci sono.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Nel nord del paese invece c'è Kano. Dove risulterebbe esserci la sede della società Megatech a cui sono andati ben 180milioni di dollari. Cercando in rete abbiamo però scoperto che fa parte del gruppo Monument e siamo finiti in questo palazzo di Londra di fronte ad Hyde Park.

LUCA CHIANCA A me risulta che la Monument dovrebbe avere un appartamento qui, no?

PORTIERE Chi siete?

LUCA CHIANCA Sono un giornalista.

PORTIERE Cosa vuoi?

LUCA CHIANCA Voglio incontrare il proprietario della Monument.

PORTIERE Perché?

LUCA CHIANCA Per questioni di una trattativa legata al petrolio.

PORTIERE Sono trent'anni che conosco questa famiglia e questo non è il modo di presentarsi.

LUCA CHIANCA Ma è un famiglia nigeriana?

PORTIERE Non le rispondo e comunque sappiate che è tutto registrato, ci sono le telecamere ovunque. LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Tornando agli 800 milioni pagati dall'Eni, a Londra veniamo a conoscenza di una notizia che vale la pena ascoltare dalla voce del Procuratore generale nigeriano che ha seguito direttamente l'accordo tra Eni e Governo.

AL TELEFONO M. ADOKE BELLO – PROCURATORE GENERALE DAL 2010 AL 05/2015 Qualcuno mi ha chiamato anche dall’Italia per sapere di quei pagamenti.

LUCA CHIANCA Sta dicendo che qualcuno dall’Italia l'ha chiamata? Per avere i soldi? M.

ADOKE BELLO PROCURATORE GENERALE DAL 2010 AL 05/2015 Sì qualcuno che chiedeva il trasferimento di quelle somme, in due occasioni, due volte, due persone diverse.

LUCA CHIANCA Si ricorda i nomi?

M. ADOKE BELLO – PROCURATORE GENERALE DAL 2010 AL 05/2015 È tutto scritto nei miei file, mi aspetto che tu capisca senza tante spiegazioni, siamo in Africa, in Nigeria.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Da qui non siamo riusciti a sapere altro. In Nigeria invece sempre attraverso il nostro Nicholas abbiamo avuto accesso alla camera di commercio scoprendo che nelle società che si sono spartite gli 800milioni di dollari, arrivati dalla casse dell'Eni, compare quasi sempre il nome di Aliyu Abubakar.

LUCA CHIANCA Chi è Aliyu Abubakar?

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES È una persona misteriosa, è l'uomo che mette a posto le cose per il governo e per le compagnie: la commissione contro i crimini finanziari lo chiama Mr Corruption.

LUCA CHIANCA Quindi in Nigeria non si sa ancora a chi sono andati tutti i soldi pagati da Eni.

NICHOLAS IBEKWE – GIORNALISTA PREMIUM TIMES Nessuno lo sa, quello che possiamo dire è che sono andati a Dan Etete, a Abubakar e forse a qualche esponente del governo precedente. Quello che è sicuro è che sono andati in tasche private e non certo al Governo nigeriano.

DOTUN OLOKO – ATTIVISTA ANTICORRUZIONE La licenza Opl245 è stata valutata come una delle più ricche e produttive zone offshore in Nigeria. E nonostante sia stata venduta a meno del suo valore di questi soldi i nigeriani non hanno avuto nessun beneficio.

SIMON TAYLOR - DIRETTORE GLOBAL WITNESS Lo Stato nigeriano ha perso oltre 1 miliardo di dollari che è il 65% del budget per la sanità dello scorso anno.

LUCA CHIANCA FUORI CAMPO Lo scorso anno il Parlamento nigeriano ha chiesto al governo Goodluck di ritirare la licenza a Eni e a Shell, sulla base dei lavori di una commissione parlamentare creata ad hoc che ha indagato la vicenda e Leo Ogor ne è stato il presidente.

LEO OGOR – PRESIDENTE COMMISSIONE OPL245 La transazione è ancora avvolta nell’ombra. Vi do un chiaro esempio, non c'è stata nessuna gara d’appalto, ma l'Eni è diventata la principale beneficiaria della licenza insieme alla Shell.

LUCA CHIANCA Di oltre 800milioni di euro non si sa che fine hanno fatto.

LEO OGOR – PRESIDENTE COMMISSIONE OPL245 Il tema è che la transazione non è stata trasparente. Il metodo non rispetta nessun criterio internazionale. Ed è importante farsi una domanda: avrebbero potuto fare ciò in altri paesi? La risposta è NO, con la N maiuscola.

MILENA GABANELLI IN STUDIO E poi i nigeriani alla fame emigrano sui barconi. Allora intanto, se è vero che il miliardo e passa, non è rimasto nello sviluppo della Nigeria ma è entrato in tasche private, il nuovo governo abbia il coraggio di denunciarlo in tutte le sedi, che così sapremo anche quali sono le responsabilità di Eni. Per ora I punti fermi sono: non è vietato da nessuna legge utilizzare intermediari, basta che sui bilanci venga scritto esattamente quanto è stato pagato per l’acquisto di un bene e quanto è stato speso per la mediazione, in modo che sia chiaro chi ha incassato cosa e a che titolo. Qui di chiaro non c’è niente. Poi, se il mondo del petrolio è fatto così, è normale trattare e dover trattare con uno che si è assegnato un pezzo di mare, e che ha anche sulle spalle una condanna per riciclaggio internazionale da parte del tribunale francese… ok, però poi facciamola finita con la storia dei codici etici... Pubblicità e poi vedremo il grande piano invece di dismissioni di Eni, dalla chimica alla rete.

Martedì 15 dicembre 2015