Operazione «oro pro nobis»: 10 arresti per un crack di oltre 500 mln di euro

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crak don uva: 500 mln di euro

Operazione «oro pro nobis»: 10 arresti
per un crack di oltre 500 mln di euro

Dieci persone destinatarie del provvedimento di custodia cautelare della Procura di Trani per il crack della casa di cura «Divina Provvidenza», con sedi a Bisceglie Foggia e Potenza

di Ferdinando Moliterni

Sede di Bisceglie
Sede di Bisceglie

Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari, Nucleo di Polizia Tributaria, hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare, di cui tre in carcere e sette ai domiciliari, per il crack della casa di cura «Divina Provvidenza», con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza. Le persone condotte in carcere sono: Dario Rizzi, 64 anni, ex direttore generale, Antonio Battiante, 43 anni, ex dg e amministratore di fatto dal 2010, e Rocco Di Terlizzi, anche lui amministratore di fatto ma dal luglio 2009. Quelle ai domiciliari: suor Marcella (all’anagrafe Rita Cesa, 74 anni), rappresentante legale pro tempore, suor Consolata (Assunta Puzzello, 72 anni), economa della Congregazione, Angelo Belsito, 68 anni, anche lui amministratore di fatto dal luglio 2009,Antonio Damascelli, 67 anni, consulente fiscale, Adriana Vasiljevic, 29 anni, e Augusto Toscani, 69 anni, collaboratori dell’ente ecclesiastico. C'è anche il senatore di Ncd, Antonio Azzollini, presidente della Commissione Bilancio del Senato, tra i destinatari del provvedimento di arresto.

Così la Procura della Repubblica di Trani ha chiuso tre anni di indagini. L'operazione è stata denominata dalla Guardia di Finanza «oro pro nobis». Le indagini dei finanzieri sono partite parallelamente alla richiesta di fallimento avanzata dalla stessa Procura di Trani nel giugno 2012, a fronte di debiti per 500 milioni di euro accumulati dall’ente nei confronti di vari creditori tra cui l’Inps e l’Agenzia delle Entrate. Oltre 350 milioni di euro sono rappresentati da debiti nei confronti dello Stato. Ora la procura di Trani e la guardia di finanza stanno perseguendo i responsabili per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Sequestrati su conti paralleli e segreti oltre 32milioni di euro e un immobile, destinato a clinica privata, appartenente all’ente ecclesiastico «Casa di Procura Suore Ancelle della Divina Provvidenza», sito in Guidonia (Roma).

L’Ente religioso denominato Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza opera don Uva onlus, avente finalità di culto e religione, esercita attività di cura e assistenza delle persone con facoltà intellettive e fisiche compromesse, in forza di convenzionamento con il Servizio Sanitario delle Regioni Puglia e Basilicata, nonché di un accreditamento, con le stesse regioni, relativamente ad altre attività Ospedaliere. Ma stando alle dichiarazioni della procura «i nobili principi ispiratori della venerabile missione avviata dal Padre Fondatore (don Uva ndr) ormai non sono altro che un lontano ricordo». «Negli ultimi decenni si è invero assistito ad un lento ed incessante processo di secolarizzazione della Congregazione divenuta facile e ghiotta preda di poteri forti e di trame politiche; nel corso di questo processo involutivo le stesse Ancelle, o per lo meno, alcune di esse, sembrano aver completamente rinnegato i canoni fondativi della loro missione, rendendosi complici, quando non addirittura protagoniste di primo piano, dei gravi misfatti compiuti all’interno dell’ente».

«L’analisi della gestione dell’Ente - sottolinea la procura - prima del commissariamento ha consentito di comprendere le cause del default: una gestione totalmente svincolata dai criteri di una corretta amministrazione aziendale, in cui per decenni è mancata persino una contabilità ed organi che controllassero la rispondenza ad economicità delle operazioni gestionali; una inesauribile serie di appropriazioni, sperperi, dissipazioni, forniture fuori mercato con contratti a tutto favore dei terzi ed ad tutto danno dell’Ente; assunzioni clientelari in momenti di crisi, allorchè contemporaneamente si procedeva a consistenti riduzioni di personale per poter accedere agli ammortizzatori sociali previsti dalle norme vigenti; assunzioni di personale inutile oppure destinato a mansioni del tutto svincolate dalle professionalità richieste». Ad esempio c'è il caso di un ex Direttore generale che nel 2012 rassegnava le dimissioni dall'incarico (oltre 15 mila euro lordi mensili) per fare il Direttore amministrativo di sede, continuando però a percepire lo stipendio di Direttore Generale. O il caso della crezione di un intero ufficio stampa, solo poco dopo tempo che prima era stata stabilita la soppressione di analoghi uffici data la grave situazione finanziaria dell’Ente. La creazione del nuovo ufficio serviva per l’assunzione di personale in rapporto di stretta confidenzialità con il Direttore Generale pro-tempore. Una di queste, oggi raggiunta da provvedimento custodia cautelare, oltre a godere dello stipendio CDP per un incarico creato ad hoc, beneficiava contemporaneamente dei vantaggi di altri due contratti, fittizi, con fornitori della stessa CDP vicini al Direttore. Inoltre, la stessa si assentava più che frequentemente dal luogo di lavoro.

L'unica nota positiva emersa dal'inchiesta è la collaborazione con lo IOR agevolata dalla chiara volontà di trasparenza di Papa Francesco. Ciò ha permesso di far pervenire agli inquirenti le risposte alle rogatorie internazionali dei conti correnti nel mirino della procura. Alla Banca Vaticana era stato chiesto non solo di indicare i conti accesi presso lo Ior riferibili alla Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, alla Casa di Procura Istituto Suore Ancelle della Divina Provvidenza e a Lorenzo Leone (deceduto nel 1998), ma anche di fornire la lista completa dei movimenti su tali conti. Lo IOR fortunatamente ha risposto puntuale

Giovedì 11 giugno 2015

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